Dal Campo Formazione…

1926629_10152346245826203_8661728972550823820_nA inizio dicembre si è tenuto ad Agape il Campo Formazione e Progettazione, al quale ho partecipato quest’anno per la prima volta. Prima di allora non avevo mai preso parte a un campo del genere e, ad essere sincera, non avevo mai neanche considerato la possibilità di far parte di una staff. Nell’ultimo periodo, però, ha cominciato a balenarmi in mente l’idea di intraprendere questa strada, dopo svariati campi Cadetti e qualche esperienza di campolavoro.

Parlando con alcuni miei coetanei e coetanee, che avevano con me partecipato ai campi Cadetti estivi e invernali, è emerso che la fine dell’esperienza dei campi per minori rappresenta, per alcuni e alcune, una fine definitiva: “Agape non sarà più bella come era prima, non so se ci tornerò…” mi sono sentita ripetere varie volte. Devo ammettere che anche io, inizialmente, ho provato la paura di non poter più sentire, dopo aver vissuto tante esperienze meravigliose, la magia che Agape aveva sempre portato con sé in questi anni. Questi timori iniziali, però, hanno lasciato spazio alla voglia di conoscere e scoprire questo luogo anche attraverso altri percorsi, prendendo parte alla vita comunitaria in vesti nuove; il campo Formazione è stato per me, quindi, come ogni “prima volta” un’esperienza strana, inedita e diversa che, tuttavia, mi ha dato la possibilità di guardare Agape da una nuova prospettiva, permettendomi di osservare questo Centro con occhi diversi e facendomi anche ritrovare la “magia” che temevo quasi di aver perso.

Attraverso le varie attività proposte in questi intensissimi giorni, siamo stati chiamati e chiamate a interrogarci circa il tema dell’inclusione: cosa si intende realmente per inclusione? Quali sono gli elementi che la favoriscono e quali, invece, la limitano? Riusciremo mai a dare una definizione esaustiva di questa parola?

Inizialmente, abbiamo provato a rispondere a queste difficili domande focalizzandoci su Agape, che apre le sue porte a qualunque persona voglia prender parte alla sua vita comunitaria. Successivamente, però, ci siamo concentrati anche su altri aspetti che potrebbero rappresentare degli ostacoli ad Agape: anche in un luogo votato all’inclusione, ci sono problemi che tanti e tante di noi non avevano magari mai preso in considerazione.

Abbiamo avuto in questi tre giorni anche l’occasione di considerare il mondo delle disabilità, riflettendo su come poterci concretamente rapportare a questa tematica: durante un’attività ci siamo immedesimati e immedesimate in un disabile, rendendoci conto sulla nostra stessa pelle di quali e quanti potessero essere gli elementi limitanti l’inclusione e comprendendo come far sì che questi possano essere eliminati, favorendo la partecipazione attiva di chiunque.

Parallelamente alle attività sul tema centrale, ci siamo ritrovati faccia a faccia, tanti e tante di noi per la prima volta, con l’organizzazione di un campo: in piccoli gruppi abbiamo dovuto preparare, infatti, dei giochi per un ipotetico campo. Per la prima volta, mi sono resa conto di quanto questo sia un processo complicato e lungo: prima di quel momento, avevo sempre preso parte a queste attività senza mai preoccuparmi più di tanto del lavoro che ci stava dietro.

Abbiamo compreso quanto, anche nella preparazione di semplici giochi, magari anche per bambine e bambini, sia importante prendere in considerazione le esigenze di ognuno e ognuna affinché non si sentano mai esclusi ed escluse dalle attività proposte.

Sicuramente, il campo Formazione mi ha lasciato tante idee nuove nella testa e tanta voglia di riflettere su aspetti che prima neanche conoscevo o che comunque non avevo mai considerato. Adesso non vedo l’ora di entrare a far parte di una staff, quella del campo Precadetti/e 2, con la quale sono impaziente di cominciare a lavorare a partire dalla Staffissima, che si terrà dal 24 al 26 Marzo!

 

Susanna Mancini

Consiglio di staff, questo sconosciuto…

Centro_estateFaccio parte del consiglio di staff e dopo ormai tre anni di attività di questo neo-nato gruppo di lavoro, è ancora difficile capire come interviene nella vita di Agape, forse perchè ancora non viene sfruttato appieno e i suoi doveri non sono bene definiti. Il mandato ufficiale vede come compito principale quello di offrire alla staff dei campi “la supervisione nei momenti di criticità e l’accompagnamento nel loro percorso”. Io e miei compagni/e non siamo esperti, non abbiamo le soluzioni e non abbiamo le risposte, ma abbiamo esperienza nella vita di agape e offriamo un punto di vista, uno sguardo, che sia il più possibile esterno e uniforme. L’obiettivo è che ogni staff possa fare il proprio percorso individuale, ma possa anche far parte del progetto Agape in un continuo gioco di scambi di saperi ed esperienze dirette. Per fortuna di momenti di scambio ce ne sono tanti, ma al consiglio di staff spetta l’importante compito di facilitare una comunicazione di questo tipo. Ecco perchè durante la Staffissima, al consiglio di staff è chiesto di gestire uno o più momenti tutti insieme in modo che tutte le staff presenti possano lavorare come un gruppo unico anche se solo per mezzo pomeriggio. Forse adesso esagero, così sembra che siamo un gruppo di grandi pensatori e strateghi della comunicazione, in realtà facilitiamo il dialogo che per fortuna già avviene perchè al di là di un po’ di sana competizione e scherzi tra staff, che fanno bene all’umore, c’è molta voglia di raccontare quello che si fa e il confronto col lavoro degli altri gruppi e quasi sempre all’ordine del giorno.

Uso termini strani quali staffone, staffissima, staff staffissima e via dicendo, ma non sono pazzo. Forse do per scontato tante cose e magari non tutti sono al corrente del grosso cambiamento che è avvenuto a livello di formazione e composizione delle staff. Sarò breve, non me ne voglia chi ha passato mesi a discutere a ripensare un modello formativo intero.

Il nuovo modello della formazione di Agape non prevede più dei momenti formativi per così dire istituzionalizzati, ma non li esclude nemmeno. Semplicemente si è deciso che la particolarità dell’offerta di Agape, quella che la contraddistingue e la rende speciale, è il lavoro fianco a fianco con chi di staff ne ha già fatte tante e il passaggio di saperi avviene in un continuo momento di formazione orizzontale tra pari. Questa è un’esigenza nata dalle staff stesse che Agape ha accolto e fatto sua, istituzionalizzando così una richiesta precisa di chi dedica molto tempo ad Agape. La formazione tra pari, ovviamente, non passa solo attraverso le singole staff ma nel confronto con le altre staff, motivo per cui la succitata staffissima. Questa staffissima è un normale weekend di riunione staff che però si svolge in date stabilite e ad Agape, dove tutti\e fanno riunione contemporaneamente. Per qualche staff sarà la prima riunione, per altre la seconda e per alcune addirittura l’ultima, quel che è certo è che per tutte è un weekend per conoscere i “colleghi” di altri campi, con l’occasione di vedere i volti di tutti coloro che impegnano il proprio tempo libero in nome dello stesso progetto. E’ un weekend davvero pieno e dal clima piacevolissimo.

Questo nuovo sistema può essere davvero all’avanguardia e può essere davvero nobile, ma è una sfida davvero grande perchè richiede molta responsabilità da parte di ogni gruppo staff che deve quindi essere in grado di autoformarsi, autorinnovarsi ed essere accogliente anche verso chi non si conosce, ma che può essere una preziosa risorsa per Agape, senza dimenticare che Agape stessa può essere un prezioso momento nel proprio percorso formativo e, perchè no, di vita. A un certo punto si potrebbe/dovrebbe arrivare addirittura a fare un passo indietro per “un bene superiore”.

Questa forse è la sfida più grande e più bella, che se riesce può riempire di orgoglio chi ne fa parte, ma se fallisce può altrettanto duramente deludere chi ci ha creduto. Molto, forse troppo, è quindi chiesto alla direzione di Agape che deve supervisionare tutto questo. Ci sono dentro difficili dinamiche, tempi stretti e tantissimi gruppi che richiedono attenzione anche contemporaneamente. I numeri sono alti e il lavoro da fare tanto per cui credo il più grande compito del consiglio di staff, seppure non esplicitato, sia quello di supportare e sostenere la direzione nella gestione delle staff, tenendo sempre un orecchio aperto su quello che succede perchè alla domanda di fare staff, la risposta “we are a weird group, we are worried an outsider won’t have a nice time” (siamo un gruppo particolare, temo che un outsider non si troverebbe bene), o la risposta no grazie, con te non lavoriamo, ma preferiamo invece avere lui non ha proprio niente di Agape. Ma proprio niente.

La cosa più dura, più faticosa e che porta anche ad alcune delusioni e proprio quella di evitare le derive di un progetto ambizioso perchè a volte il divertimento sembra più importante dell’impegno e il compito del consiglio di staff, per come lo vivo io, è quello di promuovere il più possibile un discorso inclusivo nei singoli gruppi di lavoro. Capita infatti che a fronte della voglia di organizzare un bel campo e ottenere bei risultati si rischia di fare scelte che non rispecchiano del tutto lo spirito di Agape, che è in primis una comunità unita a sostegno di chi ne ha più bisogno, dentro i campi così come nei gruppi staff. E su questo bisogna costantemente porre l’attenzione.

 

Michele Comba

Officine del futuro di Agape

Casa-residenti_campanileDal due al quattro gennaio 2017 Agape ha festeggiato l’inizio dell’anno con un nuovo progetto: le Officine del futuro, un’occasione per incontrarsi e trovare nuovi stimoli per la riflessione pedagogica e politica. A seguito di una riflessione riguardante la comunicazione verso l’esterno, si è deciso di dare testimonianza dell’intero evento tramite una diretta twitter (hashtag #OfficineAgape) e numerosi contributi raccolti sulla pagina Facebook di Agape, ottenendo feedback da alcune persone che non hanno potuto essere presenti.

Le persone partecipanti sono state circa trenta, quasi tutte residenti o ex-residenti, molte delle quali già impegnate in staff o nei comitati. Va evidenziata l’età media abbastanza alta, emblematica della difficoltà di coinvolgere la generazione più giovane – che frequenta assiduamente il Centro per il Campolavoro – nella riflessione teorica sul futuro del progetto Agape.

L’incontro è cominciato con la visione di Domani, un recentissimo documentario di Cyril Dion e Mélanie Laurent che, in cinque capitoli tematici – agricoltura, energia, economia, democrazia, istruzione – mostra alcune “alternative creative per un mondo diverso”.

Il film ha suscitato una discussione che ha occupato il tempo libero di campiste e campisti fino alla mattina successiva, aperta dal collegamento Skype con Cristiano Bottone, uno dei soci fondatori del nodo italiano del movimento della Transizione che mira a favorire il passaggio delle società contemporanee verso dei modelli sostenibili, aggiornando molte delle buone pratiche in uso fino ad oggi (prediligendo quindi per esempio modelli che prevedano una minore produzione di rifiuti che non semplicemente il riciclo di quelli prodotti).   Attraverso il racconto di questo approccio, basato sul bilanciamento dell’azione di testa, cuore e mani – la migliore informazione, l’attenzione agli aspetti relazionali e il lavoro tangibile –, il relatore ha portato esempi di progetti realizzati partendo dal basso come le Transition Town, realtà di convivenza dotate di orti comuni, monete a circolazione locale o riciclaggio di materiali di scarto all’interno della filiera produttiva.

Grazie agli spunti raccolti durante la mattina, nel pomeriggio il campo ha riflettuto in gruppi a proposito di alcuni macrotemi (ambiente e spiritualità, tecnologia e pedagogia, economia e benessere, migrazioni e genere), sviluppando paradigmi teorici e proposte concrete. E’ stata proposta una metodologia di lavoro secondo la quale i partecipanti dovevano immaginare ipotesi assurde: a partire da ragionamenti per assurdo si è provato a trovare vie innovative e creative per affrontare le sfide che oggi Agape è chiamata ad affrontare.Si è discusso successivamente in assemblea plenaria e tra le questioni sollevate si è parlato soprattutto dell’organizzazione del lavoro di Agape, della esportabilità del suo modello, e del rilancio della partecipazione agli eventi proposti.

Dopo una serata di danze e canti, durante l’ultima mattina di campo, ci sie è focalizzati su ciò che di pratico Agape può fare per rinnovare la propria proposta: si è parlato di accoglienza dei migranti e di temi trasversali per tutti i campi, di educazione alla tecnologia e di questioni di genere, di educazione non formale e di volontariato, di Campolavoro all’estero e di progetti nelle scuole, di cura della struttura e di programmazione pluriennale. Molte sono state le proposte pratiche, alcune delle quali hanno anche messo in discussione aspetti della vita di Agape dati per scontati, quali la validità dello strumento “campo”, la correlazione tra formazione e lavoro, l’importanza di un’omogeneità tra tutte le proposte del Centro.

Sono stati tre giorni intensi, pieni di discussione e nuove idee, ma troppo poco partecipati, per questo vogliamo rilanciare e condividere ancora l’hastah #OfficineAgape perchè lo spazio di discussione rimanga aperto. Limitare le proposte a qualche giorno l’anno è un peccato e per questo è sempre possibile comunicare le proprie idee, condividere dubbi o fare domande legate all’evento attraverso il profilo twitter @AgapeCE, la pagina Facebook di Agape e l’indirizzo email ufficio@agapecentroecumenico.org.