Quando i residenti fanno la Retraite

Poco dopo l’arrivo di tutti i membri del nuovo gruppo residenti, c’è una settimana speciale. La retraite! È una settimana che serve per conoscere gli altri e le altre e anche Agape. Serve anche a stabilire alcuni obiettivi e decidere in che settore lavorare.

La sera prima della retraite era già importante, perché abbiamo conosciuto alcuni amici di Agape. Per me è stato un ottimo inizio della retraite, perché Agape non è solo un luogo, ma anche la gente. Quello è stato il modo migliore per impararlo. In seguito abbiamo dato il benvenuto all’ultimo membro del gruppo: Steven!

Finalmente eravamo tutti e tutte insieme. Abbiamo iniziato ogni giornata con una breve meditazione. È stato un buon modo per cominciare il giorno, soprattutto perché la retraite serve anche a capire cosa vuoi veramente da quest’anno.

Tra le varie cose da imparare sulla struttura di Agape (il che è stato complicato, un po’ noioso ma molto importante), siamo anche uscit* insieme per divertirci un po’, per esempio per raccogliere castagne (in realtà è finita con chiacchiere sotto il sole 😉 non era ancora il momento per le castagne). Siamo anche andat* insieme alla corale. È stato molto interessante conoscere gente di Prali. Molti e molte di noi hanno deciso di unirsi alla corale, a testimonianza di quanto sia piaciuta questa serata.

Una parte importante, per chi non si trova spesso in Italia, è conoscere il cibo. Quindi abbiamo anche passato un po’ di tempo per farlo, andando a mangiare in un ristorante. Pizza e birra sul divano mentre si guarda un film (che abbiamo deciso insieme, cosa difficile!): una combinazione perfetta!

Una parte grande durante la retraite, e per me la più importante, è stata conoscere gli altri e le altre. Abbiamo fatto molte cose come lavori di gruppo. Ogni residente si è guardato dentro e poi si è presentato/a. È una cosa difficile condividere cose private con persone che si conoscono da poco tempo. È stato emozionante, ma penso che dopo ci conoscevamo tutt* meglio. Mi sono sentita più connessa con gli altri residenti, e ho sentito meno “muri” tra di noi, “muri” che è normale avere, quando si incontrano persone sconosciute. I giochi sulla fiducia sono stati difficili ma sono serviti a costruire sicurezza nel gruppo.

Dopo esserci conosciuti e conosciute meglio, il passo successivo era decidere come si svolgerà il prossimo anno. Abbiamo parlato dei  nostri obiettivi e condiviso le nostre speranze e paure. Di nuovo è stato difficile aprirsi in questo modo, ma anche incoraggiante, perché ci siamo aiutat* a vicenda per la loro gestione. “fiera della mucca” è il nome che è stato dato alla parte in cui abbiamo deciso chi lavorerà dove. Un buon nome che parla da sé. 😛

Con l’ultimo giorno di retraite abbiamo iniziato la routine futura: assemblea e pulizie di casa residenti. Un lavoro settimanale.

In fine posso dire che per me la retraite è stata un buon modo per approcciarmi a tutte queste cose. Benché sia stata a volte molto emozionale, e a tratti poco interessante, è stata una settimana molto importante. Ci siamo sentit* tutt* più conness* e in questo momento è nato uno spirito di gruppo. In seguito, credo, abbiamo iniziato a capirci meglio, e sono sicura che, durante l’anno, riusciremo a trovare insieme le soluzioni ai problemi. Ora siamo il “gruppo residenti” e ora (soprattutto dopo la retraite) sono sicura che venire qui sia stata una delle migliori decisioni della mia (ancora corta 😉 ) vita.

Ciao a tutti,

Victoria.

Tutto pronto per l’inizio del nuovo anno in casa Residenti

È il 13 Ottobre 2018 e mentre vi raccontiamo un po’ del nostro inizio si comincia a sentire un buon profumo di patate con brie e prosciutto e fuori il sole lascia il posto alla luna e alle infinite stelle della notte Agapina. Innanzitutto ci presentiamo: siamo il nuovo Gruppo Residente e, oltre a Direttore e Vicedirettora, siamo 3 ragazzi e 6 ragazze provenienti da Italia, Germania, Serbia e Colombia. Come forse già saprete alcun* di noi sono qui da uno o addirittura due anni, ma altr* sono qui solo da poche settimane, e il grande salone vuoto in questo posto lontano dalla società un po’ spaventa e un po’ affascina tutti e tutte, vecchi e nuove.

Ringraziamo gli ex residenti Luca, Kaća e Viktor, e Chilo che hanno finito il loro servizio ad Agape. La loro partenza ha un po’ destabilizzato chi di noi era qui già l’anno scorso, ma dopo circa due settimane passate tra arrivi, partenze e ferie di varie persone, abbiamo organizzato un piacevole aperitivo a Torino, siamo andat* tutt* insieme a Caselle per l’arrivo dell’ultimo nuovo residente e ci siamo tuffat* nella settimana di retraite, parlando di noi, meditando e provando a farci un’idea sul funzionamento di Agape, e ora possiamo finalmente dire che la nostra vita da residenti è iniziata per davvero. Chiara, Dominik, Fulvio e Olga, che hanno già vissuto almeno un inverno qui, in questi giorni cercano un po’ di passare ai “nuov*” le loro conoscenze e un po’ di farsi venire in mente lavori che possano essere eseguiti insieme ma non siano rivoltanti come pulire le canaline esterne o quelle di Cucina e Servizio (che intanto detergiamo impeccabilmente, aspettando con ansia di avere idee più piacevoli); Marie, Victoria e Višnja, lavorando in centro con i “vecch*”, iniziano ad adattarsi e ad apprezzare il lento ritmo dell’autunno Agapino e cominciano a pensare che non vedranno mai un salone popolato e che il Campo Lavoro sia solo una leggenda; e infine l’ufficio, quest’anno rinnovato, è ormai diventata la calda dimora di Milica e Steven, che, dopo aver imparato i fondamenti del loro nuovo lavoro e aver avuto a che fare con le prime iscrizioni, sono talmente dentro alla mentalità dell’ ufficio che iniziano a dimenticare di fare alcune pause caffe, smettono di lavorare quando suona la campana che chiama le persone per la cena.

Per quanto riguarda la casa, invece, le camere si sono ripopolate e sono quasi tutte completate, mentre il salotto passa in continuazione da essere luogo di rilassante rifocillamento a ospitare il calore del caminetto e delle canzoni cantate suonando la chitarra o gruppetti di persone che, a ritmo dei classici delle ultime estati, alzano la musica al massimo e iniziano a ballare come pazzi e pazze, trasportando in casa un po’ dell’energia tipica delle feste agapine (per ora senza lamentele da parte di altr* residenti che forse preferirebbero riposare ma che comunque sembrano godersi il clima allegro). Insomma, qua su va tutto bene e l’anno è iniziato in maniera tranquilla, ma noi Residenti non vediamo l’ora di ospitare i diversi gruppi e campi di questo autunno e inverno e con essi campolavoristi e campolavoriste che speriamo vengano in nostro aiuto, quindi se vi ricordate di non aver nessun impegno nei weekend di Novembre e a Dicembre e vi va di venire a lavorare e a godervi un po’ Agape con noi, scrivete all’ufficio e salite subito che dato che stiamo pulendo ora la canaline non rischiate di dover fare nulla di disgustoso .

Grazie per esservi interessati e interessate e aver letto fino in fondo questo breve racconto, ci vediamo presto!

Il gruppo Residente.

Un giorno nella vita di un (residente) Agapino

La maggior parte dei giorni si assomiglia abbastanza, abbiamo una lista delle cose da fare che ci dividiamo dopo la colazione, quando ognuno e ognuna di noi si sposta nel proprio settore: spazzare i pavimenti, fare il bucato, pulire i bagni, spostare della sabbia; tutte quelle attività banali che sono necessarie a questo grande Centro per restare aperto. Ma al di là della manutenzione ordinaria scorre una vita che banale non è per nulla.

Borgata Agape, a Prali, ha una popolazione di undici abitanti, tutti membri a tempo pieno del Gruppo Residente: ognuno e ognuna di noi ha le proprie forze e talenti e lavora, ciascuno/a  a suo modo, per il miglioramento di Agape. Lavoriamo bene fra di noi, non importa come siano divise le squadre di lavoro. Come capita spesso fra persone che vivono sotto lo stesso tetto per un lungo periodo, siamo diventati qualcosa di più che colleghi e colleghe, diventando una famiglia.

Come residenti, ci aiutiamo l’un l’altro/a, non solo per quanto riguarda il lavoro di Agape, ma anche emotivamente e spiritualmente. Mangiamo insieme quasi ogni pasto, componiamo puzzle e guardiamo film insieme; insieme ridiamo, piangiamo, festeggiamo e siamo tristi; ogni membro del gruppo si prende cura degli altri e delle altre. Spesso ci riposiamo attorno al camino in salotto suonando e cantando: quest’anno abbiamo un Gruppo Residente molto portato per la musica e la maggior parte di noi canta nella Corale della Chiesa Valdese di Prali.

Ma non c’è solo il tempo in famiglia: abitare ad Agape è il nostro lavoro. Molto spesso ospitiamo nel Centro grandi gruppi: di frequente sono gruppi autonomi, classi universitarie o feste di compleanno, ma accogliamo anche organizzazioni della Chiesa e chi partecipa ai campi tematici ogni estate. Il momento più frenetico del lavoro di agape è la visita di un gruppo: per questo motivo il Gruppo Residente è grato al Campolavoro che lo aiuta ad alleggerire il proprio carico.

Vale la pena lavorare senza sosta, qualsiasi sforzo ciò comporti, perché riusciamo a mostrare agli ospiti e alle ospiti una grande accoglienza e doniamo loro una bella esperienza ogni volta che vengono. Vedere la gioia sul volto dei campisti e delle campiste ci fa capire che si può fare la differenza nel mondo. Vorrei poter continuare a raccontarvi la vita di Agape, ma è l’ora di andare a lavare il salone: abbiamo un gruppo, questo fine settimana…

Rev. Chilo Brackett Garrou Forsyth, residente ad Agape, 2017-2018

Picche, carriole e sorrisi

Picche, zappette, coltellini, mani nude, corde, carriole e sorrisi. Il gruppo residenti e una ventina di amici e amiche di Prali lavorano e ridono insieme sulle scale di Agape durante uno splendido pomeriggio di metà maggio.
Tutto è nato a gennaio durante una riunione quartierale (incontri serali scadenzati in quartieri o borgate diversi nelle comunità valdesi) in cui ci hanno raccontato che un tempo erano i fiori a dare il benvenuto a chi arrivava ad Agape, ornando la scalinata con colori e profumi. Questo paragone non era una critica, bensì una proposta di collaborazione e anche la dimostrazione dell’attenzione diffusa verso un posto amato che esige cure immense.

Tra le regole che l’attuale gruppo residenti si è dato riguardo il proprio benessere in comunità c’è quella del tempo condiviso e oggi ne è dimostrazione. I villaggi alpini come Prali vivono grandi sfide climatiche ma anche comunitarie da secoli e hanno molto da insegnare. Durante le riunioni quartierali ci ha sorpreso particolarmente come per loro sia un’ovvietà l’aiuto reciproco quotidiano, fatto di piccole accortezze e atti di bontà non casuali: un lascito residuale della forza di coesione che si sentiva prima, fino a metà ‘900, quando le cose da fare erano molte e lo sforzo era sempre sostenuto da tutte e tutti come una rete in cui ogni puntello fa uno sforzo irrisorio rispetto al peso che sta al centro.
Un po’ come le reti della biodiversità di questi boschi, anche le reti umane hanno bisogno di essere ricche e sane nei loro singoli elementi. Nei momenti in cui vacillano o iniziano a mollare i legami della rete, il peso diviene presto insostenibile a discapito di tutta comunità o dell’ecosistema. Fare cose insieme è sia cura che prevenzione perché infoltisce le relazioni e vivifica le forze.

La comunità durante i suoi sforzi strategici e manuali comuni rivela la sua potenza insostituibile, insieme come oggi quando dopo un apericena al tramonto, abbiamo concluso in bellezza con il riposizionamento della croce di Agape, caduta quest’inverno durante una notte tempestosa quando il vento piegò le staffe metalliche e la base cedette a causa del lavorio delle mega-formiche agapine sul legno interrato. Le donne guardavano, consigliavano e ogni uomo a capo di una corda, ha sollevato la pesante croce, apparentemente senza sforzo.
Quella del potenziale umano è una rete multicolore, regolare e armonica, pur nei suoi contorni variegati ed è ben visibile quando inventiva, solidarietà e piacere condiviso si uniscono in attività sincrone.
Grande riconoscenza e una buona stagione dei fiori a tutti e tutte!

Sara Marta Rostagno