Riportiamo l’intervento di Valeria Lucenti in occasione dell’intervento on-line sul tema del volontariato per il ciclo di eventi on-line Agape Invita. E’ possibile rivedere l’incontro zoom sulla pagina facebook di Agape Centro Ecumenico.
Il volontariato nella sua dimensione Europea e Internazionale: come si pone Agape nei confronti di opportunità e risorse alle quali accedere che inquadrano il volontariato in modi specifici?
Da subito volontariato ad Agape ha anche significato internazionalità. La dimensione internazionale del volontariato nei primi anni dopo la seconda guerra mondiale si è fortemente caricata del significato di riconciliazione, un’opportunità per conoscere e incontrare la diversità e dentro un contesto di vita comunitaria saperla apprezzare e valorizzare. Il volontariato era un modo per costruire la pace e imparare di nuovo a vivere insieme, lavorando e vivendo negli spazi di comunità del centro, un forte strumento di integrazione e inclusione. Ricordiamo che i primi campi di lavoro per la costruzione del centro mettevano insieme persone che avevano militato come partigiani a fianco a persone con un passato fascista, o che già nel 1948 arrivò un gruppo di volontari tedeschi, quando erano ancora visibili nelle borgate i segni delle rappresaglie dell’esercito nazista. Ad Agape quindi in volontariato non può non essere internazionale perché l’internazionalità è uno dei significati del progetto stesso.
Oggi questa dimensione rimane in tutti gli ambiti di Agape dal CG al campolavoro(volontari di breve periodo), dal gruppo residente ai gruppi staff (volontari che organizzano i campi). Agape ha mantenuto questa dimensione internazionale coltivando negli anni i rapporti storici come quelli con le chiese tedesche o il wscf, e cercandone di nuovi come quello con Lunaria, Oikosnet o altre reti o progettazioni Europee. La dimensione internazionale ad Agape arricchisce enormemente il discorso della diversità, mettendoci di fronte alla complessità dei temi che affrontiamo nei nostri campi, ricordandoci che siamo frutto di contesti culturali e storici specifici dei quali dobbiamo essere consapevoli, proprio di fronte alla diversità che questa dimensione ci porta. Allo stesso modo per le persone straniere che frequentano il centro, l’occasione di volontariato rappresenta un’opportunità di conoscenza e crescita rara, poiché ad Agape si viene in italia ma anche in un villaggio internazionale in mezzo alle Alpi, così come per gli e le italiane Agape offre un contesto straordinariamente internazionale per situarsi in un paesino di 200 abitanti in mezzo alle montagne, un contesto rurale e periferico che vive ogni anno da 70 anni la presenza di volontari da tutto il mondo.
Nella dimensione Europea il volontariato è soprattutto un’opportunità per imparare e per conoscere, per crescere, per diventare indipendenti. In particolare negli anni di promozione del volontariato si è molto riflettuto sulla dimensione dell’apprendimento non-formale. Si è lavorato in particolare per la definizione degli obiettivi di apprendimento, definendo una serie di competenze trasversali e di competenze chiave. Attorno alle competenze chiave, le 8 key competences si è sviluppato lo youth pass unico certificato che a livello Europeo riconosce la partecipazione a un processo di apprendimento di educazione non formale. Il certificato fa parte di un processo di autovalutazione, eventualmente accompagnato dal supporto di un tutor o mentor, dove è il volontario stesso quindi a valutare la riuscita del progetto e il raggiungimento degli obiettivi educativi. Nel contesto Europeo è quindi considerato molto importante il lavoro di valorizzazione del potenziale formativo del volontariato, e come questo può essere riportato nelle esperienze successive, per la costruzione di percorsi di vita, di lavoro di studio.
La formalizzazione dei percorsi di volontariato è positiva nella misura in cui assicura una massima tutela dei partecipanti, e cerca di lavorare in direzione di un riconoscimento maggiore di questi percorsi di crescita e apprendimento nella società. Oggi fare volontariato non è valorizzato dalla società a più livelli: università, mondo del lavoro, famiglie, dove è considerato uno spreco di tempo, una deviazione dai binari istituzionali di crescita e formazione. Formalizzare i percorsi significa dar loro valore e farli riconoscere, un processo che in Germania ha avuto l’esito di far riconoscere le esperienze di volontariato per l’iscrizione all’Università, per esempio. Nell’ultimo periodo forse si può dire che si registra un aumento dell’interesse in percorsi di volontariato, poiché in alcuni casi effettivamente sono esperienze che hanno portato all’acquisizione di competenze base e trasversali utili anche nel mondo del lavoro, e soprattutto sono esperienze pratiche in cui i partecipanti si mettono in gioco in prima persona, soprattutto se si tratta di percorsi in un paese straniero, e di lungo periodo dove quindi il volontario si rende indipendente dal proprio contesto di origine.
Il volontariato così inteso è molto vincolato rispetto al grado di assunzione di responsabilità del partecipante, sembra più essere un servizio al volontario che non all’ente, a un’idea a un progetto. Il ribaltamento è abbastanza formalizzato con accordi e contratti anche in direzione di massima tutela del partecipante, nel senso positivo di non cadere nello sfruttamento. Oggi alcuni programmi sembrano più simili a tirocini o avviamento al lavoro, con contratti e molti livelli di formalizzazione. In alcuni di questi casi però si rischia di perdere il senso dell’impegno, dello scambio tra ente ospitante e volontario, della restituzione con il proprio impegno volontario, il senso del servizio e di vocazione che ha molto caratterizzato i primi anni del progetto Agape, e che anche oggi dove viene coltivato rappresenta una delle motivazioni più forti alla partecipazione al progetto.
Agape aderendo a questi programmi offre qualcosa di più a chi partecipa, un inquadramento più riconosciuto, tutele in più, accessi a servizi come assicurazioni o corsi di lingua, però rischia di perdere in termini di contenuti, di impegno, di servizio. Ad Agape alcuni volontari hanno anche molte responsabilità ma questo viene spesso vissuto come terreno stimolante nel quale crescere e mettersi alla prova, un’opportunità che raramente può capire nella società a persone anche molto giovani. Se ben accompagnati il carico di responsabilità può essere un volano per una crescita sostanziale e significativa. Avere diverse tipologie di volontariato, ovvero essere volontari aderendo a diversi tipi di programmi o fuori da qualsiasi programma ufficiale, ad Agape può portare complicazione nella gestione di un gruppo che lavora insieme, ma con trattamenti diversi. I modi diversi di partecipazione come volontari, influiscono infine anche sul senso di una scelta, e sulla motivazione alla base della propria scelta. E’ anche vero però che accedere a diverse opportunità aprirebbe Agape a maggiori canali di contatto, che potrebbero portare volontari da diversi background, scardinando la dinamica di autoreferenzialità di cui sempre si discute, immettendo nuove risorse, nuovi stimoli e idee, offrendo il proprio progetto a più persone e sicuramente ricevendo contributi inediti e preziosi.
E dunque la discussione è aperta e chiede ad Agape di interrogarsi su come rinnovare la propria vocazione al volontariato e su come relazionarsi con modi e concezioni diverse di volontariato. Potremmo quindi lasciarci con delle domande: Agape dovrebbe scegliere in base alle opportunità che può offrire ai giovani con l’adesione a programmi di volontariato Europei e internazionali o dovrebbe invece ragionare su quale valore vuole dare al volontariato e quindi operare scelte critiche che possono significare anche non sfruttare alcune opportunità? Agape potrebbe invece rivendicare un modo di fare volontariato (come le modalità dei campi) e diventare soggetto dialogatore con le istituzioni per portare una prospettiva diversa e per aumentare il riconoscimento del volontariato in italia e fuori?