La vita ad Agape

Pubblichiamo un articolo uscito sull’ultimo numero di Agape Immaginaria in cui Charlotte, diciannovenne tedesca, racconta la sua esperienza di un anno di residenza.

Foto di Dominyka Kukuryté
Foto di Dominyka Kukuryté

Ogni volta che ho provato a racontare ai miei amici e alla mia famiglia in Germania il luogo dove sono stata l’anno scorso, é stato molto difficile. Certo, si puo spiegare Agape semplicemente cosi: un Centro Ecumenico, a 1600m d’altezza nelle montagne, circa 5 minuti a piedi da Prali e 1 ora e mezzo di viaggio in macchina, oppure 3 ore in pullman da Torino. Di solito si pulisce e si cucina e per il tempo libero ci sono solo gli altri Residenti, un supermercato, un pub, una pizzeria e un sacco di neve. Ovviamente tutti mi hanno fatto domande come: “Ma non é noiosissimo lá su, povera?” o “Non ti senti sola tutto il tempo?”. Chi conosce Agape guarderebbe i curiosi con irritazione e forse li considerebbe con poco riguardo, ma bisogna pur essere indulgenti con chi non sa. Nonostante l’iniziale descrizione sia corretta, non é al altezza della idea di Agape e della sua veritá.

Non si é mai veramente da soli, se non si vuole esserlo e cosi non é per niente noioso. C’é sempre qualcosa da fare, sopratutto quando c’è un campo e ogni metro quadrato vibra di musica, di voci, di passi delle persone, di vita. Si lavora in gruppi, si supera il tempo con musica e con le chiacchiere, ogni lavoro è molto piu divertente quando viene condiviso con una persona simpatica. Oltre a lavorare c’é sempre anche il tempo per giocare, per festeggiare e per parlare ancora di piu.

Nel tempo senza campi, la vita é molto piu tranquilla, ma non meno emozionante. Il gruppo Residente é da solo ad Agape, si impara a conoscersi, si cresce insieme, si trovano nuovi amici, una nuova famiglia, si fanno molte esperienze nuove ed intanto ci si diverte un sacco con feste in maschera spontanee, serate film e cena con tutti quanti.

Agape é molto di piu, è difficile da capire e da spiegare a parole. Anche adesso che sono già tornata in Germania e ho iniziato a studiare, è ancora difficile. Ha qualcosa di tutti quelli che ci sono passati, che non ti abbandona mai, che ti fa sognare Agape, egualmente con occhi chiusi o con occhi aperti, qualcosa che non si puo dimenticare mai.

La cosa speciale é ovviamente la magia particolare del luogo, le montagne meravigliose attorno ad Agape, a volte spigolose e aguzze, a volte delicatemente ondulate, da metà ottobre ricoperte di neve, da fine maggio quando lentamente riverdiscono, e sono cosi splendide che in un anno non sono riuscita ad abituarmi a questa bellezza. Poi naturalmente la struttura, il Salone che é il cuore di tutto, dove c’è la vita mentre ci sono i campi, le casette e la casa residenti, dove ho vissuto e che in modo particolare definirei come il mio “a casa”. Ma la cosa veramente speciale che caratterizza Agape, sono le persone che ho incontrato, l’affetto, il fatto che tutti, indifferentemente dalla nazionalitá o dalla sessualitá vengono acettati senza complicazioni nella comunità di Agape, domina un consenso comune, come meglio non si potrebbe desiderare per tutta la popolazione del mondo. Questo spirito speciale influenza tutti quelli che si avventurano sul terreno Agapino, strappa un sorriso sulle labbra di tutti e fornisce la dose necessaria di coraggio e di consapevolezza nei cuori di tutti per poter parlare con altri, per conoscersi, per farsi coinvolgere nei discorsi e inoltre per ritrovare e ridefinire di nuovo. É questa atmosfera che regna tra i grossi muri di pietra e pavimenti di legno cigolanti, che rende così difficile spiegare Agape. Probabilmente nessuno riesce a trovare le parole giuste, si deve vivere quest’esperienza in prima persona, per capire il fenomeno di Agape!

Charlotte Lorenz

ALLA LUCE DEI FATTI – Uno sguardo sull’estate 2013

Si sono ormai aperte le iscrizioni per i campi estivi 2014, vi proponiamo, quindi, una bella panoramica di quelli del 2013, per stuzzicare i curiosi, per aiutare le indecise e per tutti quelli/e che hanno voglia di scoprire quello che succede nei tre mesi più incredibili della vita del centro!

Foto di Dominika Kukuryté
Foto di Dominyka Kukurytè

Adesso vi raccontiamo un fatto: a Tullio Vinay piaceva pensare che Agape fosse un luogo simile a una piazza, un crocevia; a noi piace aggiungere che questo luogo è complesso e aperto alle novità, alle proposte, alle discussioni su “come fare cosa, quando, con chi e perché”. Negli anni, questo luogo ha avuto una propria evoluzione di istanze e modalità, nelle possibilità e nelle regole, perché vive dell’incontro fra persone che ne animano l’esistenza: campolavoro, residenza, staff, persone che frequentano i campi, che tengono laboratori, che fanno traduzioni, visite, che costituiscono i comitati e gente che va e viene, senza dimenticare imprevisti o “fuori programma”. Ecco la ricetta dell’estate agapina, prodotto di tutte queste relazioni, periodo in cui tutti questi rapporti si intensificano, prendono forma in progetti personali e comuni, si aprono alla loro piena realizzazione, dopo essere stati discussi e pianificati. Ed ecco una carrellata dei campi dell’ultimo anno, una mappa – parola che ad Agape piace molto – “on the rocks” , come a dire a freddo e in picchiata dall’alto. Ma prima di parlare dell’estate, facciamo un passo indietro…

Nel periodo di Pasqua il Campo Lesbico, dal titolo “Wrestling Lesbians”, ha riguardato i conflitti e le passioni tra donne. Il bel tempo ha permesso un corso di arrampicata sull’albero (si, solo uno!). Tra le attività svolte all’interno, c’è stata anche una sessione di yoga in salone e, per l’occasione, si è mantenuto il più assoluto silenzio, cosa che capita così raramente ad Agape… Il campo è stato un successone, continuate così!

L’estate si è aperta col campo Precadetti/e 2 (III, IV, V elementare), che ha navigato tra favole e storie per comprendere meglio la lotta tra i buoni e i cattivi: chi sono? Sono veramente quello che sembrano? Chissà se lo sapremo mai…

Il Cadetti/e 1 (scuole superiori) ha provato sulla propria pelle gli effetti della crisi, munendosi di tessera annonaria, in fila per ottenere…un fantastico piatto di patate e verdure lesse: è incredibile come, alla fine del pasto, siano rimasti avanzi nei pentoloni!

Il Cadetti/e 2 ha avuto come titolo “Guarda dietro l’angolo”: le reti e i marchingegni digitali sono entrati nella vita comune solo da pochi anni, oggi le distanze tra i luoghi sembrano realmente accorciate grazie alle tecnologie e tutto – o quasi – pare a portata di mouse (o touch screen). E vai col gioco di schieramento: cos’è realmente vicino e cosa realmente lontano?

Il campo Genitori & Figli/e è riuscito a trasformare delle patetiche calze, dotate di buchi così vistosi che parevano impossibili da rammendare, in fantastici animali e personaggi colorati, grazie all’uso di bottoni, tappi, filo e non ultima tanta fantasia! Il campo ha tratto ispirazione dall’inesauribile patrimonio delle favole, e non si è fatto mancare danze in cerchio e nottate al chiaro di musica…’sti genitori tirano fino a tardi eh…!

Il Campo Gay ha avuto il piacere di ospitare un evento che viene organizzato soltanto una volta ogni cinque anni. L’iniziativa serve a raccogliere fondi per il centro – e a divertirsi un mondo. Si ringraziano i partecipanti e si invitano i lettori a non preoccuparsi…E’ un’iniziativa più che benefica. Il campo, dal titolo “We have a dream”, ha scartabellato sogni, speranze e progetti per il futuro. Un campo, diremmo, intergenerazionale, che come al solito lascia la sua mitica e artistica impronta negli spazi di tutta Agape.

Ed eccoci qua, a metà estate: il gruppo residente si ricarica, il campolavoro pure, perché, occasione più unica che rara, c’è una fantastica ma brevissima pausa durante l’estate: tre giorni in cui non ci sono stati campi. Questo ha permesso ad Agape di respirare e allo stesso tempo lavorare, facendo qualche attività extra nel centro, con qualche momento di relax in più.

E siamo al Campo Donne, dal tema “Buone pratiche per una buona politica”, che si è occupato di autocoscienza e potere attraverso il tempo. Quest’anno il campo ha lanciato una nuova formula “prima e dopo la gita in montagna”, sempre più in alto, che, fissata a inizio campo, ha permesso a chi avesse ridotte risorse economiche, di raggiungere il campo due giorni dopo dell’inizio effettivo, per uno start ufficiale e meno “faticoso”.

Ed ecco arrivano i campi internazionali, momento sempre gradito ad Agape che, per vocazione e per nascita, viaggia sui binari delle diversità culturali, tessendo relazioni importanti con chi arriva da tanto lontano. Grande aiuto arriva dallo strepitoso hosting committee, che mette a disposizione testa e braccia affinché l’accoglienza ad Agape non venga mai meno.

Un vero terremoto si è scatenato con il Campo Politico Internazionale “Toward Eco-justice: Vision and Praxis”: già, perché è stata sperimentata (chiaramente con risultati non così efficaci) la simulazione di un terremoto durante il gioco di ruolo sul fracking. Il campo ha segnato l’arrivo di tante persone da angoli diversi del pianeta, e di salvaguardia e della giustizia per questa terra si è ampiamente discusso. Gli acrobati Nafsi hanno portato tanta energia, grazie anche all’ormai consueto spettacolo dei loro talenti super dinamici per tutta la gente di Prali sulla piazza del paese, davanti al tempio.

Il Campo Teologico Internazionale “Chiesa del futuro – futuro della Chiesa” si è soffermato sui vecchi e nuovi luoghi del fare comunità, dell’essere chiesa. Ancora le presenze internazionali lo hanno caratterizzato e ne hanno definito la cifra, ma ci sembra che questo campo stia attraversando una fase di ricambio di partecipanti e di staff. Così speriamo possa ripartire alla grande la prossima estate con una staff rinnovata e super international!

Il Campo Campolavoro Internazionale, campo che ha visto una larga partecipazione e un crescente interesse, è un campo piuttosto “giovane” ad Agape e ha un approccio più sperimentale. Infatti, quest’anno ha indagato le gioie e i dolori dell’autorganizzazione, parola non così lontana da Agape stessa, e che ha generato molte discussioni, con punti di vista contrastanti, su ciò che rappresenta e consente, e sulle difficoltà di applicazione che comporta. Davvero un campo degno di nota: assemblee, divisioni dei lavori e dibattiti hanno messo in luce ciò che va ancora scandagliato e sviluppato dal punto di vista organizzativo e che potrebbe essere utile anche per il futuro del centro.

Il campo PreCadetti/e 3, “Il corpo sciolto”, ha permesso di affrontare l’arduo tema del corpo e di un corpo in trasformazione, vista l’età dei e delle partecipanti, con diversi strumenti, come laboratori, riflessioni argute e incontri: tra questi, quello con chi ha sperimentato su di sé cosa voglia dire essere di un genere sessuale ma avere la sensazione di appartenere a un altro; un incontro reso possibile dalla grossa riflessione che da anni Agape porta avanti sulla differenza di genere. Questo campo è sempre super affollato, ma confidiamo che Agape abbia già risolto l’estenuante problema delle noiose liste d’attesa!

Dominika Kukuryté
Foto di Dominyka Kukurytè

AAACE 2013? Sì eccola! Quest’anno ha avuto luogo il primo di settembre e ha visto una gran bella partecipazione. Il tema della responsabilità ad Agape ha avuto il proprio apice di discussione, visto che per tutto l’anno è stato oggetto di ampi dibattiti in tutte le sedi “agapine”. Ci auspichiamo un maggiore coinvolgimento del campolavoro e del gruppo residente ai lavori dell’assemblea, difficilmente realizzabile perché nel frattempo il centro non si ferma: organizzata in questo modo, l’assemblea non consente una reale possibilità di avere voce in capitolo da parte di questi due importanti “pezzi” di Agape… È solo una questione logistica e confidiamo si possa migliorare. Ringraziamo il consiglio AAACE uscente per l’ottimo lavoro svolto e auguriamo al prossimo di fare ancora meglio! Questa assemblea è un’imperdibile occasione per chi ha a cuore – e in tutto il resto – la vita di Agape.

“Uno per tutti/e o tutto per me?” Con gli stratagemmi più impensabili e i travestimenti più ingegnosi, ecco che la staff del Campo Precadetti/e 1 porta avanti la sfida più sfida di Agape: lasciare che le creature vadano lassù in montagna! Non avere paura di stare una settimana senza genitori, vedrai che avrai così tanto da fare e da divertirti che per un po’ non saranno nei tuoi pensieri! A parte gli scherzi come al solito la staff ha coinvolto i/le più giovani presenze agapine in giochi e indimenticabili giornate, comprese strepitose acrobazie! E questa volta lo ha fatto ragionando con loro su un tema che scivola sotto la crisi economica: quello del possesso… Viva il PC1!

Ebbene sì, alla fine dell’estate, dopo una bella festa finale con cena annessa, il gruppo residente si è (quasi) totalmente rinnovato… Facciamo un “in bocca al lupo” (e rispondiamo per loro “viva il lupo!”) a tutte le persone che hanno reso possibile Agape negli ultimi anni per un nuovo inizio… E allo stesso tempo auguriamo una fantastica residenza al nuovo gruppo! È stato bello, alla prossima!

 Manuela Lops e Daniele Falcinelli

Tre mesi di campolavoro ad Agape

Photo by Michele Comba
Photo by Michele Comba

 

Dal primo di giugno fino alla fine di settembre siamo stati ad Agape come Campolavoro. Siamo Simon dal Belgio, Sara dalla Germania e Eugenia dall’Uruguay. Nonostante background e motivazioni differenti, abbiamo condiviso e trascorso questi mesi convivendo e diventando buoni amici, supportandoci all’interno della splendida ma un po’ complicata vita comunitaria di Agape. In questi tre mesi abbiamo lavorato, abbiamo stretto amicizie e le abbiamo viste partire, abbiamo fatto feste, gite in montagna, un sacco di scherzi, giochi, notti passate a guardare le stelle (il cielo stellato sopra Agape è meraviglioso), sudoku, caffè, danze, canzoni. C’era sempre la musica; dovunque qualcuno con cui passare un po’ di tempo; le montagne attorno, rendendo ogni singolo momento stupefacente.

Abbiamo avuto una parte di responsabilità nel lavoro di Agape, ovvero pulire, fare il servizio, fare caffè al bar e anche la manutenzione. Lavorare come responsabile di un settore è molto più arricchente che farlo come un campolavorista fra gli altri: era per noi un incentivo ad arrivare in orario e a metterci dell’impegno, così il lavoro aveva più senso! Avevamo modo, così, di stabilire un maggiore contatto con i campisti e le campiste, fossero adolescenti o persone adulte: questo era possibile soprattutto lavorando in Servizio, che consiste nel preparare la tavola prima dei pasti e lavare le stoviglie. Siccome ogni giorno un gruppo diverso di campisti e campiste aiuta il campolavoro in questo settore, è stato molto divertente conoscere tutte queste persone anche attraverso il lavoro comune: in più è stato divertente coordinare una settimana un gruppo di adolescenti e la successiva “ciurma di lavaggio” di adulti. Quasi tutte le settimane c’era una serata di giochi per conoscersi a vicenda o per parlare di alcuni argomenti o per condividere opinioni personali.

Abbiamo avuto la possibilità di seguire dei campi: Simon ha partecipato al Campo Gay, che è stato meravigliosamente diverso da quello che si aspettava: alla fine di ogni giornata, per esempio, c’era un piccolo momento spirituale, che egli ricorderà per tutta la vita. Eugenia ha seguito il Campo Politico e Sara il Campo Teologico. Possiamo davvero dire di aver trovato, in qualche modo, ciò che cercavamo. Per Simon, che era già stato ad Agape in inverno e a Pasqua, quest’estate è stata come voltare pagina e trascorrere un po’ più di tempo con i residenti con cui ha stretto una bella amicizia. E siccome ognuno è sempre un po’ in cerca di se stesso/a, alcuni di noi hanno ritrovato loro stessi/e qui ad Agape, nel modo in cui volevano profondamente, una strada difficile con una bellissima destinazione.

Ora che inizia l’autunno, con un po’ di distanza possiamo dire che ne sia valsa la pena. Quest’esperienza ci ha insegnato un sacco di cose, anche su noi stessi/e: ne siamo usciti/e più forti. Quindi se qualcuno sta pensando di fare campolavoro per tutta l’estate, rispondiamo “fallo, è fantastico!”

Simon Geeraert (Belgio), Eugenia Benech (Uruguay), Sara Richter (Germania)

Tradotto dalla redazione di Agape Immaginaria.

A casa lontano da casa

 

In vista dei preparativi per l’estate agapina, pubblichiamo l’articolo di una ragazza che ha partecipato ai campi internazionali dell’estate 2012 grazie al progetto scholarship di Agape.

Photo by Michele Comba
Photo by Michele Comba

Sono membro del Freedom and Roam in Uganda e sono venuta come rappresentante della mia organizzazione ai campi di quest’anno di Agape Centro Ecumenico.

Devo dire che mi è piaciuto il soggiorno ad Agape. Il mio più grande problema è stato al giorno d’arrivo: spero solo che migliori indicazioni possano essere date a chi dovesse partecipare ai campi, soprattutto se dovesse essere la prima volta che vengono invitati ad Agape. Ma mettendo questo da parte, mi è piaciuta la diversità tra i partecipanti ai campi. Avere così tante persone provenienti da diverse nazioni è stato molto significativo. Mi ha dato differenti punti di vista da tutto il mondo. E anche se potrei offendere qualcuno, mi aspettavo di rimanere un po’ in disparte, un po’ a causa del colore della mia pelle, un po’ a causa della mia identità sessuale. Sono invece rimasta sorpresa. Mi ci sono voluti appena un paio di giorni per ambientarmi. Mentirei se non dicessi che avevo nostalgia di casa, ma dopo aver fatto amicizia, mi sentivo a casa lontano da casa. Mi ricordo in particolare la gita in montagna. Avevo giurato che non sarei andata, ma per fortuna ho ceduto alla grande insistenza di qualcuno che non voglio nominare. E’ stata una sfida arrivare in cima, ma per qualche ragione tutti hanno cominciato semplicemente a far coppia e sono salita fino in cima con gente stupenda. C’era il problema della barriera linguistica e delle differenze di età e cultura, ma tutti hanno provato a capire me e io loro; devo ammettere che ho incontrato persone stupende e posso onestamente dire che ho creato dei legami duraturi.

Non sono una persona molto religiosa e mi ero prevenuta nella mia mente e nel mio ordine di pensiero rispetto a tutto quello che sarebbe avvenuto durante il campo. Ma il programma era strutturato in maniera tale che anche io ho potuto imparare qualcosa. Al posto di lezioni sulla Bibbia, c’erano discussioni intellettuali che mi hanno permesso di aprire la mia mente ai punti di vista di persone sia religiose sia non così tanto religiose che hanno partecipato ai campi. Si è discusso anche di misticismo e di essere attenti a tutte le cose e tutte le persone che ci stanno intorno, in modo da non essere concentrati solo su se stessi.

Da Agape vado via con la capacità non di criticare ma piuttosto di rispettare e analizzare. Il lavoro anche è stato divertente, non appena ho trovato quello che faceva per me. Ogni volta che ci si fermava per caffè e sigarette durante le pause avevo la possibilità di interagire con più persone. Il campolavoro mi ha insegnato il valore della disciplina: difficile o facile che sia, il lavoro va fatto. Ed anche se qualcun altro può averlo già fatto (al posto tuo), lo scopo principale rimane quello di apprezzare il valore del lavoro duro e anche dello spirito di squadra. E non dimentichiamoci del cibo. In qualche occasione proprio non mi piaceva probabilmente perché era straniero al mio palato o perché non era preparato come sono abituata, ma ho apprezzato lo sforzo che è stato fatto per cucinarlo. In più di un’occasione invece era delizioso, abbastanza da farmi avere sempre il sorriso in faccia e aver preso cinque chili. Mi ricordo della sera dedicata a barbecue. Me la ricorderò per sempre.

Alla fine ero triste di partire, ma ringrazio per la generosità, la comprensione, la pazienza e il tempo che ci sono voluti per accettarmi così come sono. Ho imparato molto dai campi tanto che sono tornata a casa e l’ho condiviso con gli amici e colleghi della mia organizzazione. Spero che anche loro possano dargli il valore che gli do io.

Grazie a tutti.

Janice Babirye Kirabo, tradotto dalla redazione

La prima volta al GEF di Agape

Photo by Dominika Kukuryté

Sapevamo entrambe cosa fosse Agape, io (Silvia) più che altro per sentito dire, Micaela invece per aver partecipato, anni addietro, a un week end sulla Bioetica: tuttavia, il primo incontro con la Staff del campo Genitori e Figli/e ci ha colte di sorpresa: la loro curiosità di parlare con una “famiglia arcobaleno”, che proiettava sulla nostra pacifica domenica torinese l’ombra di un impegno lavorativo, si è trasformata in una bella giornata di mutua conoscenza e, a quel punto, scegliere di partecipare al campo estivo Genitori e Figli/e è stata un’ovvia conseguenza!

Così anche la nostra famiglia, fatta da noi due mamme e una “marmotta” di 3 anni, si è unita alle altre famiglie del campo. A vedere gli altri partecipanti, devo dire che sembrava che tutti si conoscessero da una vita, ma abbiamo presto capito che molte di queste relazioni venivano coltivate in quella sola settimana all’anno, di anno in anno … eppure, essere le nuove arrivate non ci ha fatto di certo sentire escluse, men che meno essere famiglia a modo nostro, tanto più che ogni altra famiglia era fatta a modo suo e, a suo modo, speciale.

Sarà che il tema della settimana era la fiaba, ma siamo tornate con la sensazione di una settimana magica, in cui tutti/e ci siamo trasformati/e in narratori, scrittrici, burattinaie e cantori. Di certo non ci si trasforma così da soli: è un lavoro che si fa insieme, tra le famiglie, con la Staff, i/le residenti e i/le ragazzi/e del campo lavoro che scuotono fin le serie mura di Agape: “insieme” potrebbe essere il “salva con nome” di questa esperienza, per usare un termine che ci ha regalato, insieme alla sua amicizia, Francesco del campo Gay.

Sarà che il tema della settimana era la Fiaba, e le fiabe finiscono, anche nelle lacrime versate al termine di quella settimana di rapporti così intensi, che non capitano mica tutte le settimane.

E le fiabe ricominciano: e allora ci si rivede, ancora insieme, al prossimo GEF.

Silvia, Micaela, Cecilia (Torino)